
18 Mar Transumanza
La Transumanza di Enrico Franchi è una mandria di piccole – e meno piccole – vacche in bronzo fuse una per una dall’artista. Enrico Franchi ha una solida formazione orafa artigiana che declina sia in preziosi gioielli che in sculture di varie dimensioni. La sua abilità, la sapienza della mano che possiede chi giorno dopo giorno ha a che fare con la duttilità della materia si riscontra nella ben curata fattura delle piccole mucche bronzee.
Ma il valore della Transumanza non si ferma alla preziosità della materia e alla maestria dello scultore. Nell’installazione che l’artista romano mette in scena si celano diversi strati di senso che di seguito vi racconto.
Etimologia e mitologia
Transumanza è parola composta dal prefisso latino trans-, che indica attraversamento, mutamento, spostamento da un luogo – o da uno stato – a un altro, innestato sul sostantivo humus (= terra). Rispettosa dell’etimologia, la parola transumanza indica la migrazione che stagionalmente le mandrie affrontano scendendo dai pascoli collinari o di montagna a quelli in pianura – e viceversa.
Mi soffermo sul prefisso trans-, lo stesso che compone la parola trasformazione, cambiamento di forma, che è poi metamorfosi.
Nelle Metamorfosi di Ovidio sono due i miti che hanno come protagoniste fanciulle mutate in vacche.
Io è amata da Giove che, per sottrarla all’ira della moglie Giunone, la trasforma in giovenca. Giunone tuttavia, scoperte le scappatelle del marito, si vendica facendola vagare per tutto il mondo, fino a raggiungere il Nilo, dove riprende sembianze umane diventando una dea dell’Egitto (Iside, madre del bue Api).
Europa invece è figlia del re fenicio Agenore e sorella di Cadmo; viene rapita da Giove che, innamorato, si tramuta in toro e la trasporta sulla sua groppa in giro per il mondo, abbandonandola poi a Creta dove darà alla luce Minosse.
Viaggio e metamorfosi
Ad Io ed Europa è assegnato un destino di viaggio che le porta a transumare continuamente. Delle vacche prendono non solo l’aspetto ma anche le abitudini.
Nelle piccole mucche che Enrico Franchi fonde in bronzo coesistono il senso del viaggio e della metamorfosi. Come Europa, ognuno dei capi che compongono la mandria transumante viene “rapito” dalla nutrita schiera di amici e collaboratori dell’artista, i quali si impegnano a produrre testimonianze fotografiche che ritraggono le mucche in ogni angolo di mondo.
Un breve contributo video, che cita la famosa sigla di Carosello in cui immagini di città italiane si alternavano con l’inconfondibile motivetto musicale in sottofondo, mostra in sequenza alcune di queste fotografie.
Denuncia
La prima “cartolina” che compare nel video ritrae tre mucche di fronte all’Ilva di Taranto. La metamorfosi che le mucche di Franchi subiscono ritrovandosi due teste, una zampa in meno, le corna vertiginosamente lunghe, e tutte le altre varianti morfologiche che la fantasia dell’artista ha potuto immaginare, diventa così una denuncia delle conseguenze devastanti dell’inquinamento dell’aria che respiriamo, dell’acqua che beviamo, del cibo che mangiamo. Argomento quanto mai attuale, tanto più se associato al disastro ambientale causato dall’acciaieria pugliese.
Non a caso Franchi ha scelto proprio la mucca per lanciare il suo grido d’allarme. L’animale che l’uomo ha addomesticato sin dai tempi più remoti è per molteplici culture simbolo della fertilità. Per Freud è il grembo femminile, per Jung è l’archetipo della madre.
La mucca che via via si deforma ritrovandosi senza stomaco, con sei gambe e tre corna, cambiando proporzioni fino ad arrivare all’ingigantimento subíto dagli ultimi esemplari fusi dall’artista, è la Madre Terra che ci mette in guardia sulle terrificanti conseguenze che la sua contaminazione può comportare. Contaminazione silenziosa che giorno per giorno isterilisce il suolo su cui viviamo, con la stessa azione erosiva del sale su cui la bronzea mandria di Enrico Franchi transuma.
Riscatto
Enrico Franchi non si ferma alla denuncia sterile. L’ironia con cui modula la deformità delle mucche diventa per l’osservatore un gioco a scoprire la diversità di ogni esemplare. Ogni animale che compone la nutrita mandria esibisce una differenza che racconta una storia di metamorfosi intima e personale. Come dire che, anche nella massa, c’è posto per la diversità, per la scelta della propria identità, per la singolarità di ogni individuo. L’esercizio di curiosità e apertura che la Transumanza propone al pubblico è l’indicazione di una strada per risalire dal baratro in cui è precipitata la nostra malandata post-umanità.
Alice DevecchiLa Transumanza di Enrico Franchi è una mandria di piccole – e meno piccole – vacche in bronzo fuse una per una dall’artista. Enrico Franchi ha una solida formazione orafa artigiana che declina sia in preziosi gioielli che in sculture di varie dimensioni. La sua abilità, la sapienza della mano che possiede chi giorno dopo giorno ha a che fare con la duttilità della materia si riscontra nella ben curata fattura delle piccole mucche bronzee.
Ma il valore della Transumanza non si ferma alla preziosità della materia e alla maestria dello scultore. Nell’installazione che l’artista romano mette in scena si celano diversi strati di senso che di seguito vi racconto.
Etimologia e mitologia
Transumanza è parola composta dal prefisso latino trans-, che indica attraversamento, mutamento, spostamento da un luogo – o da uno stato – a un altro, innestato sul sostantivo humus (= terra). Rispettosa dell’etimologia, la parola transumanza indica la migrazione che stagionalmente le mandrie affrontano scendendo dai pascoli collinari o di montagna a quelli in pianura – e viceversa.
Mi soffermo sul prefisso trans-, lo stesso che compone la parola trasformazione, cambiamento di forma, che è poi metamorfosi.
Nelle Metamorfosi di Ovidio sono due i miti che hanno come protagoniste fanciulle mutate in vacche.
Io è amata da Giove che, per sottrarla all’ira della moglie Giunone, la trasforma in giovenca. Giunone tuttavia, scoperte le scappatelle del marito, si vendica facendola vagare per tutto il mondo, fino a raggiungere il Nilo, dove riprende sembianze umane diventando una dea dell’Egitto (Iside, madre del bue Api).
Europa invece è figlia del re fenicio Agenore e sorella di Cadmo; viene rapita da Giove che, innamorato, si tramuta in toro e la trasporta sulla sua groppa in giro per il mondo, abbandonandola poi a Creta dove darà alla luce Minosse.
Viaggio e metamorfosi
Ad Io ed Europa è assegnato un destino di viaggio che le porta a transumare continuamente. Delle vacche prendono non solo l’aspetto ma anche le abitudini.
Nelle piccole mucche che Enrico Franchi fonde in bronzo coesistono il senso del viaggio e della metamorfosi. Come Europa, ognuno dei capi che compongono la mandria transumante viene “rapito” dalla nutrita schiera di amici e collaboratori dell’artista, i quali si impegnano a produrre testimonianze fotografiche che ritraggono le mucche in ogni angolo di mondo.
Un breve contributo video, che cita la famosa sigla di Carosello in cui immagini di città italiane si alternavano con l’inconfondibile motivetto musicale in sottofondo, mostra in sequenza alcune di queste fotografie.
Denuncia
La prima “cartolina” che compare nel video ritrae tre mucche di fronte all’Ilva di Taranto. La metamorfosi che le mucche di Franchi subiscono ritrovandosi due teste, una zampa in meno, le corna vertiginosamente lunghe, e tutte le altre varianti morfologiche che la fantasia dell’artista ha potuto immaginare, diventa così una denuncia delle conseguenze devastanti dell’inquinamento dell’aria che respiriamo, dell’acqua che beviamo, del cibo che mangiamo. Argomento quanto mai attuale, tanto più se associato al disastro ambientale causato dall’acciaieria pugliese.
Non a caso Franchi ha scelto proprio la mucca per lanciare il suo grido d’allarme. L’animale che l’uomo ha addomesticato sin dai tempi più remoti è per molteplici culture simbolo della fertilità. Per Freud è il grembo femminile, per Jung è l’archetipo della madre.
La mucca che via via si deforma ritrovandosi senza stomaco, con sei gambe e tre corna, cambiando proporzioni fino ad arrivare all’ingigantimento subíto dagli ultimi esemplari fusi dall’artista, è la Madre Terra che ci mette in guardia sulle terrificanti conseguenze che la sua contaminazione può comportare. Contaminazione silenziosa che giorno per giorno isterilisce il suolo su cui viviamo, con la stessa azione erosiva del sale su cui la bronzea mandria di Enrico Franchi transuma.
Riscatto
Enrico Franchi non si ferma alla denuncia sterile. L’ironia con cui modula la deformità delle mucche diventa per l’osservatore un gioco a scoprire la diversità di ogni esemplare. Ogni animale che compone la nutrita mandria esibisce una differenza che racconta una storia di metamorfosi intima e personale. Come dire che, anche nella massa, c’è posto per la diversità, per la scelta della propria identità, per la singolarità di ogni individuo. L’esercizio di curiosità e apertura che la Transumanza propone al pubblico è l’indicazione di una strada per risalire dal baratro in cui è precipitata la nostra malandata post-umanità.
Alice Devecchi